CELEBRAZIONE PER IL MATTINO DEL SABATO secondo il Rito Ambrosiano |
INIZIO DELLA CELEBRAZIONE
Il celebrante si reca all'altare, fa la riverenza, si porta alla sede, e saluta il popolo:
Il sacerdote: Benedetto il Signore che vive e regna nei secolo dei secoli. Il popolo risponde: Amen.
Il sacerdote, o un altro ministro, introduce la celebrazione con queste parole o con altre simili:
Fratelli carissimi, il sangue di Cristo ha rappacificato il Padre con l'umanità e ha fatto risplendere all'orizzonte l'arco della nuova alleanza. L'anima di Cristo, discesa al limbo è accolta dall'inno di benedizione dei giusti che aspettavano la risurrezione: in questo vi è il preannuncio della risurrezione di Cristo e dei consepolti con lui.
ORAZIONE Preghiamo. Volgi benevolo il tuo sguardo, o Dio misericordioso, su questa famiglia, per la quale il Signore nostro Gesù Cristo, consegnandosi liberamente nelle mani dei carnefici, subì il supplizio della croce, ora, glorioso, vive e regna con te, nell'unità dello Spirito santo per tutti i secoli dei secoli.
Un lettore all'ambone annuncia la lettura senza chiedere la benedizione.
PRIMA LETTURA Gen 6, 9-14. 17-19. 22; 7, 6-12. 17-24; 8, 1-21 Dal libro della Genesi.
Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. Noè generò tre figli: Sem, Cam, e Iafet. Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. Allora Dio disse a Noè: "E' venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un'arca di legno di cipresso; dividerai l'arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. Ecco io manderò il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne, in cui è alito di vita; quanto è sulla terra perirà. Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell'arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell'arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina". Noè eseguì tutto; come Dio gli aveva comandato, così egli fece. Noè aveva seicento anni, quando venne il diluvio, cioè le acque sulla terra. Noè entrò nell'arca e con lui i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli, per sottrarsi alle acque del diluvio. Degli animali mondi e di quelli immondi, degli uccelli e di tutti gli esseri che strisciano sul suolo entrarono a due a due con Noè nell'arca, maschio e femmina, come Dio aveva comandato a Noè. Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra; nell'anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del mese, proprio in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti. Le acque crebbero e sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra. Le acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca galleggiava sulle acque. Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo. Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto. Perì ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli, bestiame e fiere e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli uomini. Ogni essere che ha un alito di vita nelle narici, cioè quanto era sulla terra asciutta morì. Così fu sterminato ogni essere che era sulla terra: con gli uomini, gli animali domestici, i rettili e gli uccelli del cielo; essi furono sterminati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell'arca. Le acque restarono alte sopra la terra centocinquanta giorni. Dio si ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici che erano con lui nell'arca. Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si abbassarono. Le fonti dell'abisso e le cateratte del cielo furono chiuse e fu trattenuta la pioggia dal cielo; le acque andarono via via ritirandosi dalla terra e calarono dopo centocinquanta giorni. Nel settimo mese, il diciassette del mese, l'arca si posò sui monti dell'Ararat. Le acque andarono via via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, il primo giorno del mese, apparvero le cime dei monti. Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatta nell'arca e fece uscire un corvo per vedere se le acque si fossero ritirate. Esso uscì andando e tornando finché si prosciugarono le acque sulla terra. Noè poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell'arca, perché c'era ancora l'acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell'arca. Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall'arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da lui. L'anno seicentouno della vita di Noè, il primo mese, il primo giorno del mese, le acque si erano prosciugate sulla terra; Noè tolse la copertura dell'arca ed ecco la superficie del suolo era asciutta. Nel secondo mese, il ventisette del mese, tutta la terra fu asciutta. Dio ordinò a Noè: "Esci dall'arca tu e tua moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te. Tutti gli animali d'ogni specie che hai con te, uccelli, bestiame e tutti i rettili che strisciano sulla terra, falli uscire con te, perché possano diffondersi sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino su di essa". Noè uscì con i figli, la moglie e le mogli dei figli. Tutti i viventi e tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo la loro specie, uscirono dall'arca. Allora Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali mondi e di uccelli mondi e offrì olocausti sull'altare. Il Signore ne odorò la soave fragranza.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE Sl 32 Speriamo in te, Signore. abbi pietà di noi.
Poiché retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera. Egli ama il diritto e la giustizia, della sua grazia è piena la terra.
Speriamo in te, Signore. abbi pietà di noi.
Ecco, l'occhio del Signore, veglia su chi lo teme, su chi spera nella sua grazia, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame.
Speriamo in te, Signore. abbi pietà di noi.
L'anima nostra attende il Signore, egli è nostro aiuto e nostro scudo. Signore, sia su di noi la tua grazia, perché in te speriamo.
Speriamo in te, Signore. abbi pietà di noi.
Un lettore all'ambone annuncia la lettura senza chiedere la benedizione.
SECONDA LETTURA Dn 3, 1. 3-9. 12-14. 15-24 Dal libro del profeta Daniele.
Il re Nabucodònosor aveva fatto costruire una statua d'oro, alta sessanta cubiti e larga sei, e l'aveva fatta erigere nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia.
I sàtrapi, i prefetti, i governatori, i
consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità
delle province vennero all'inaugurazione della statua. Essi si disposero
davanti alla statua fatta erigere dal re. Allora Nabucodònosor, acceso d'ira e con aspetto minaccioso contro Sadràch, Mesàch e Abdènego, ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito. Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadràch, Mesàch e Abdènego e gettarli nella fornace con il fuoco acceso. Furono infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, calzari, turbanti e tutti i loro abiti e gettati in mezzo alla fornace con il fuoco acceso. Ma quegli uomini, che dietro il severo comando del re avevano acceso al massimo la fornace per gettarvi Sadràch, Mesàch e Abdènego, rimasero uccisi dalle fiamme, nel momento stesso che i tre giovani Sadràch, Mesàch e Abdènego cadevano legati nella fornace con il fuoco acceso; essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
CANTICO DEI TRE GIOVANI Dn 3, 51. 52. 55. 59. 61. 84-89 Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo:
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, degno di lode e di gloria nei secoli. Amen.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo, degno di lode e di gloria nei secoli. Amen.
degno di lode e di gloria nei secoli. Amen.
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Amen. Benedite, angeli del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Amen.
Benedite, cieli, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Amen.
lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Amen.
lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Amen.
Benedite, o servi del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Amen.
Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Amen.
Benedite, pii e umili di cuore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Amen.
Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Amen.
Benediciamo il Padre e il Figlio e lo Spirito santo, lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli. Amen.
Perché ci ha liberati dagl'inferi, e salvati dalla mano della morte, ci ha scampati di mezzo alla fiamma ardente. Lodate il Signore, perché egli è buono, perché la sua grazia dura sempre.
Un lettore all'ambone annuncia la lettura senza chiedere la benedizione.
TERZA LETTURA Dn 3, 91-100 Continuazione dal libro del profeta Daniele.
Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: "Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?". "Certo, o re", risposero.
Egli soggiunse: "Ecco, io vedo quattro
uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun
danno; anzi il quarto è simile nell'aspetto a un figlio di dei". Allora
Nabucodònosor si accostò alla bocca della fornace con il fuoco acceso e
prese a dire: "Sadràch, Mesàch, Abdènego, servi del Dio altissimo,
uscite, venite fuori". Allora Sadràch, Mesàch e Abdènego uscirono dal
fuoco.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Il diacono oppure lo stesso celebrante proclama il vangelo senza rivolgere il saluto all'inizio.
VANGELO Mt 27, 57-66 Dal Vangelo secondo Matteo Gloria a te, o Signore.
Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale
era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese
il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe,
preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella
sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran
pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro,
Maria di Màgdala e l'altra Maria.
Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.
Il sacerdote conclude alla sede dicendo la seguente:
ORAZIONE E CONCLUSIONE Preghiamo. O Dio infinitamente buono, concedi per l'unigenito tuo Figlio, disceso nella morte e risorto alla tua gloria, che i tuoi fedeli, sepolti e risorti con lui nel battesimo, giungano alla pienezza della vita eterna. Per lui che vive e regna nei secoli dei secoli.
Benedetto il Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen. Diamo lode al Signore. Rendiamo grazie a Dio. |