IL  CALENDARIO  EBRAICO

 

 

 

 

Il calendario ebraico si fonda sull'era: "della creazione del mondo", calcolata, in base alle indicazioni bibliche, nell'anno 3760 prima di quella che il mondo ebraico definisce "dell'era volgare" (E.V., cioé avanti Cristo). Ad esempio, l'anno giubilare 2000 corrisponde all'anno 5760 (3760+2000). Si noti però che l'inizio dell'anno cade tra settembre ed ottobre e quindi il 2000 corrisponde in parte al 5760 e in parte al 5761, Infatti da una parte il capodanno ebraico non coincide con il primo di gennaio ma con il primo giorno di Tishri e dall'altra parte i mesi, essendo lunari, non coincidono con i nostri; per questo il mese di Tishri corrisponde a parte del settembre e a parte dell'ottobre, in modo diverso nei vari anni.

Questo dipende dalla struttura particolare dell'anno ebraico, il quale consta di 12 o 13 mesi lunari. Si tratta di un calendario periodicamente concordato con quello solare; ogni due o tre anni si inserisce un mese in più, ripetendo l'ultimo mese dell'anno religioso (Adar, il tredicesimo mese: we-Adar).

 

 

L'ANNO  EBRAICO 

 CORRISPONDENZA

DATA  DELLE  FESTE

Tishri

settembre-ottobre

1  Rosh ha-Shanà (Capodanno)

10  Yom Kippur (Espiazione)

15-22 Sukkot (Festa dei Tabernacoli o delle Capanne)

Marheshwan o Hershwan

ottobre-novembre

 

 

novembre-dicembre

 

 

dicembre-gennaio

 

 

gennaio-febbraio

 

 

febbraio-marzo

 

 

marzo-aprile

 

aprile-maggio

 

maggio-giugno

 

 

giugno-luglio

 
 

luglio-agosto

 
 

agosto-settembre

 

 

 

 

 

LE  FESTE  DEL  CALENDARIO  EBRAICO

 

Le feste ebraiche, pur adattate alle nuove situazioni sociali, seguono ancora le antichissime tradizioni della Legge com'erano in uso anche al tempo di Gesù.

 

 

1 - IL  SABATO  (SHABBAT)

 

 

La festa del sabato è imposta dal Decalogo stesso il quale comanda di santificare il giorno del Signore (Es. 20,8). La festa assume un carattere particolare di gioia e comporta un complesso di 39 verbi di azione da evitare onde osservare il riposo del sabato come: cucinare, pulire, accendere il fuoco, scrivere ecc.

Secondo una antica tradizione che si fa risalire al sec. XVI un particolare saluto viene usato il venerdì sera: shabbat shalom.

Mentre nelle case si fanno le pulizie e si preparano i cibi per i pasti rituali, nella Sinagoga, mezz'ora prima del tramonto del sole, hanno inizio le preghiere della vigilia. Perdurante il Tempio l'inizio del sabato era annunciato dalle sue mura al suono del  corno d'ariete, lo Shofar. Al ritorno dei mariti dalla sinagoga, le mogli accendono la candela (usualmente anche due anche se la benedizione è sempre pronunciata al singolare) posata sulla mappà  (tovaglia) dando, così, inizio alla cena del sabato in un clima di grande serenità. La cena è segnata da due particolari momenti di santificazione (il Qiddush): la benedizione e distribuzione della coppa di vino e dei due pani sabbatici (hallà).

La giornata di sabato è dedicata alla preghiera nella sinagoga al cui testo viene portato processionalmente  dall'arca  che lo custodisce al pulpito per la lettura. Ad essa fanno solitamente seguito le prediche del rabbino e le benedizioni.

Il sabato è il giorno della gioia che nasce dall'attesa del Messia e di Elia, il profeta precursore, la cui venuta improvvisa potrebbe realizzarsi da un momento all'altro.

 

 

2 - LA  FESTA  DI  PASQUA  E  DEGLI  AZZIMI  (PESAH,  MAZZOT)

 

 

La festa di Pasqua, la più importante fra le solennità ebraiche, viene celebrata il giorno 15 di Nisan (marzo-aprile) e può cadere in qualsiasi giorno della settimana. Tale mese è il primo dell'anno religioso ebraico; inizia con la luna nuova di marzo e termina con la luna nuova di aprile. L'inizio del mese, una vola era proclamato solennemente dal Tempio con il suono dello Shofar.

La festa degli Azzimi e della Pasqua , pur essendo celebrate insieme erano, inizialmente, due festività distinte. La prima era legata ai riti religiosi che si celebravano in primavera, alle primizie dei raccolti. L'uso del pane azzimo era legato alle convinzioni comuni a tutto l'antico oriente che considerava il lievito come una corruzione che importava una certa impurità. La festa di Pasqua era legata all'Esodo dall'Egitto. In quella occasione gli Ebrei, nella fretta della fuga, non ebbero neppure il tempo di lasciare fermentare la pasta del pane.

In seguito le due festività si unirono e con la Pasqua si iniziava la festa degli Azzimi che durava otto giorni, e tutte e due le feste furono legate al ricordo dell'esodo, l'inizio della storia religiosa del popolo di Dio e avvertite come "Memoriale": rendevano cioè presente a tutte le generazioni l'evento salvifico di Dio. Questo spiega la particolare cura nella preparazione, la solennità e l'importanza della sua celebrazione.

La preparazione impegna anzitutto la donna di casa in una diligente pulizia di tutti gli utensili di cucina per togliervi qualsiasi traccia di fermento e per la preparazione della farina con la quale si dovrà fare il pane azzimo.

Dopo il tramonto il del 14 Nisan, nella sinagoga vengono recitate le preghiere rituali comprendenti salmi e inni che ricordano la liberazione dall'Egitto. Alle cerimonia nella sinagoga segue, nelle case, la cena pasquale. Essa si svolge secondo un rituale (Haggadà) consacrato da una lunghissima tradizione che sostanzialmente è ancora uguale a quello celebrato al tempo di Gesù. Tuttavia non vi è più il sacrificio dell'agnello perché non non esiste più il Tempio.

 

 

3 - LA  FESTA  DEL  CAPODANNO  (ROSH HA-SHANA')

 

 

Essa si celebra il primo giorno del mese di Tishri, primo mese dell'anni civile (settimo mese dell'anno religioso).

Nell'Antico Testamento non ci sono testimonianze dirette sulla istituzione di questa festa che era già celebrata ai tempi di Gesù ed è regolata dalla Mishna. Essa si richiama alla solenne convocazione degli Israeliti nel primo giorno del settimo mese (anno religioso), come si legge in Lv. 23,24ss e in Nm. 29,1-6.

Le preghiere prescritte in questa occasione si rifanno alla glorificazione di Dio come unico Creatore dell'universo, Giudice supremo di tutti gli uomini e Custode della pace. In questa occasione il suono dello Shofar, il corno d'ariete assume un particolare significato di redenzione. Presso alcuni viene compiuto il rito della purificazione presso un corso d'acqua pronunciando l'invocazione: "Torna, Signore, ad avere pietà di noi e getta negli abissi del mare tutti i nostri peccati" (Mi 7,19). Al tema della purificazione dai peccati è legata anche l'invocazione alla liberazione dai nemici.

In tale occasione l'augurio che viene scambiato e quello di Shanà tovà (Buon anno!) accompagnato dall'offerta di spicchi di mela intinti di miele.

 

 

5 - LA  FESTA  DEI  TABERNACOLI  (SUKKOT)

 

 

Essa viene celebrata dopo la festa del Kippur dal 15 al 22 del settimo mese (Tishri: primo del calendario ebraico civile) e richiamava, una volta, a Gerusalemme molti pellegrini.

Inizialmente era la festa celebrata dopo il raccolto e molti riti si riferiscono a temi agricoli: il ringraziamento a Dio per il raccolto e la propiziazione per la fecondità del nuovo anno. In seguito essa assunse anche carattere commemorativo  della vita del deserto, il pellegrinaggio dell'esodo dall'Egitto verso la Terra Promessa.

Il libro del Levitico (23,42) imponeva di abitare per sette giorni in capanne di frasche; l'ultimo giorno è il più solenne della festa. La vigilia  è tutta occupata nel preparare la capanna con canne e giunchi, dal cui tetto pendono varie specie di frutta. Solitamente queste capanne vengono costruite nei giardini e nei cortili delle case o sui terrazzi, all'aperto. La loro costruzione e l'intreccio dei rami sono legate a complicate disposizioni rituali con significati simbolici.

La vigilia, nella sinagoga, vengono recitate preghiere che ricordano l'elezione del popolo, la liberazione dall'Egitto e le benedizioni che Dio aveva concesso durante l'anno. La cena, a sera, nelle case è un rito gioioso, dopo il quale si usa scambiare le visite nelle capanne dei vicini. Il giorno della festa, il mattino è dedicato soprattutto alle preghiere nella sinagoga. Al pomeriggio, attorno alla sinagoga, vengono portati in processione i libri santi in un clima di grande allegria. I partecipanti alla processione tengono nella mano destra delle fronde di palma, salice e mirto, mentre nella sinistra hanno un cedro, frutto simile  un limone. A sera hanno luogo canti e danze popolari che esprimono la gioia per la protezione accordata da Dio.

 

 

7 - LA  FESTA  DELLE  SORTI  (PURIM)

 

 

La tradizione ebraica collega questa festa con la storia narrata nel libro di Ester. L'episodio, narra la Bibbia, avvenne a Susa, alla corte di re Serse (Assuero, nella Bibbia), la cui sposa regina era l'ebrea Ester. Questa, tramite lo zio Mardocheo impiegato a corte, scopri il complotto organizzato da un alto funzionario (Aman) per sterminare tutti gli ebrei. Con il suo intervento fatto di fede in Dio e di coraggio, ella riuscì a capovolgere le sorti  (in ebraico: Purim) ed a eliminare tutti coloro che avevano organizzato di sterminare gli ebrei. La regina stessa, continua la Bibbia, istituì una festa da celebrarsi ogni anno perché "si facessero di questi giorni, giorni di convito e di letizia, scambiandosi cibi e bevande e facendo donativi ai poveri" (Est 9,22).

Difatti la festa di Purim è soprattutto una festa popolare, sociale e profana, con pochi accenni di carattere religioso. La festa è preceduta da un digiuno a ricordo di quello fatto dalla regina. Nella sinagoga viene letto il libro di Ester e quando il lettore pronuncia i nomi dei figli di Aman, si scatena il baccano: i presenti battono i piedi, picchiano sulle panche mentre i ragazzi muovono le raganelle. Purim è soprattutto la loro festa: si vestono in maschera a rappresentare  i personaggi biblici e girano per le strade come nel nostro carnevale. Gli adulti  organizzano rappresentazioni degli eventi biblici più popolari e si lasciano trasportare da espressioni di gioia a volta sfrenate. Un vecchio rabbino affermava che è dovere di ogni buon ebreo, nei giorni di Purim, ubriacarsi fino a non riuscire più a distinguere il senso delle due frasi: "Maledetto Aman" e "Benedetto Mardocheo".

La festa nel suo complesso ha un carattere fortemente nazionalistico ed è molto sentita anche dai giovani per il clima gioioso e carnevalesco, ma anche come esaltazione del proprio orgoglio razziale.

 

 

 

 

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